Ogni tanto, è giusto guardare il dritto della medaglia, non sempre il rovescio, soprattutto quando è così evidente il bisogno di trovare motivazioni e appigli che nutrano di ottimismo il mondo dell’imprenditoria calzaturiera. Allora, ben vengano le etichette che presto saranno obbligatorie per riconoscere provenienza e materiali di scarpe e accessori. Ben venga sapere che il Mise (Ministero per lo sviluppo economico) ha messo sul tavolo della moda 39milioni di euro per il 2019, mantenendo la linea degli anni precedenti. Ben venga che il piccolo, ma poderoso e caparbio, distretto calzaturiero fermano maceratese, abbia ottenuto il riconoscimento di area di crisi complessa. Le etichette obbligatorie. Consentono di identificare le materie prime e la qualità dei prodotti Made in ltaly. Per le scarpe, devono riportare in italiano anche nome e indirizzo del produttore e dovrà comparire una piccola icona che identifichi la composizione di tomaia, rivestimento, suola interna ed esterna. L’etichettatura per moda e calzature non è una novità: la legge che la prevede è in vigore da circa un anno ma sarà operativa solo da quest’anno. Perché questo ritardo? Doveva essere definito un sistema di controlli, verifiche e sanzioni efficace e applicabile ai negozi e all’e-commerce. Le finalità sono simili al ‘Made in’ che tiene banco da anni, in Italia e nella distratta Europa, nell’attesa del quale un bollino da esporre in bella vista, a favore del consumatore finale, è meglio di niente. E c’è poco da scherzare: i trasgressori rischiano sanzioni fino a 20mila euro. Tavolo della moda. Il presidente della Camera Nazionale della Moda, Carlo Capasa ha riferito che il governo ha rinnovato (e confermato) l’impegno nei confronti del fashion system, con un budget di 39 milioni di euro per il 2019. Nel corso dell’incontro al Mise sono stati awiati altri due percorsi interni al settore moda: per la formazione e per musei della moda e del costume. Prossimamente si tornerà a parlare di reshoring, digitalizzazione e innovazione. Area di crisi complessa per il distretto calzaturiero fermano maceratese. La firma del prowedimento awenuta presso il Mise è stata accolta come se questo risultato fosse la panacea di tutti i mali. Hanno esultato tutti, dalla politica all’impresa alle organizzazioni sindacali, sia pure con la consapevolezza che per accedere ai benefici che questo riconoscimento può portare ai calzaturieri, occorre modificare la legge istitutiva di queste aree e adeguarla a una realtà produttiva fatta di piccole e medie imprese, così come occorre cambiare l’approccio alle reti d’impresa. Non sarà facile ma provarci è un obbligo, per tutti.

di Marisa Colibassi